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Europa e il Toro, Gustave Moreau, 1869
Moltissimi dovettero sperimentare l'amarezza di morire per una causa persa, quando si vede la morte avvicinarsi da lontano ma inesorabile. Allora doveva considerarsi fortunato chi nell'avversario riconosceva il proprio nemico e poteva cadere senza nutrire in petto alcun dubbio. Molti però, e proprio i migliori, i più valorosi e i più acuti, si videro abbandonati all'annientamento senza soggiacere al fascino delle bandiere e delle insegne militari, mentre per essi il destino era di sacrificare la vita avvinti da quella malia. [La semina, Ernst Jünger]
“Il gioco consiste in questo.” - iniziò a spiegare Yakov.
“C’è una scacchiera, dove si svolge l'azione, proprio come nella dama o negli scacchi, ma è immaginaria. Sia io che te disponiamo di vari pezzi: cavalieri, maghi, poeti, quello che vuoi, tanto sono immaginari anche loro.
Ognuno di noi due ha un castello dove vive una principessa. Scopo del gioco è fare uscire la principessa dal castello avversario, con qualsiasi mezzo. Tutto chiaro?”
“Iniziamo!” - disse Luka entusiasta. Era preso dalla fretta che spesso hanno i bambini di cominciare a giocare, anche se non hanno ben chiare tutte le regole, o le loro conseguenze; la stessa fretta che si ritrova negli adulti, a volte, ad esempio nell’atto di firmare un contratto in banca.
“A te la prima mossa!”
“Mando dieci cavalieri… anzi dodici, non si sa mai… nel tuo castello, a liberare la principessa!”
“Intendi dire rapirla? Lei è nel mio castello per sua volontà.”
Luka tentennò un attimo, poi decise: “Il mio castello è più bello, si troverà meglio.”
“Caro mio, con queste premesse, ci trascinerai in guerra! Uno dei miei maghi sposta il castello con la principessa in un luogo segreto.”
Luka fu spiazzato da questa mossa. Gli era sembrato quasi di esagerare, aggiungendo due cavalieri immaginari ai dieci che voleva inizialmente inviare in missione, ma cominciava a rendersi conto che il gioco era molto più vasto, e non era mai questione di quantità.
Riflettè e poi disse: “Invio degli uccellini alla ricerca del castello.”
“Va bene. Io invio un venditore di gelati dalla tua principessa!”
“Che gelati? A lei non piacciono i gelati!”
“Ma non è detto che lui voglia venderglieli!” - ripiegò Yakov.
“Beh, fai quello che vuoi! Io mando i miei cavalieri dalla tua principessa, gli uccellini mi hanno detto dove è nascosta!
“I miei maghi creano un oceano tra i tuoi cavalieri e il mio castello.”
“Ma i miei cavalieri possono volare!”
“E allora genero un vento fortissimo che li fa ritornare al tuo castello.”
“Possono nuotare e respirare sott’acqua con i loro cavalli!”
“In questo caso materializzo un muro sottomarino che li blocca.”
“Possono passare attraverso i muri.”
“Il mio gelataio, sotto il tuo castello, si trasforma in principe e, suonando una serenata e cantando perfettamente intonato, chiede la mano della principessa!” - esultò Yakov, fingendo di credere, con questa mossa, di aver la vittoria in tasca; Luka, concentrato nell'immaginarsi i cavalieri che, nuotando sott'acqua, attraversavano il muro fino a raggiungere la terraferma, si era già scordato del gelataio e si confuse per il tono vittorioso di Yakov.
“Lei non vuole uscire dal castello!”
“Neanche per il mio principe?”
“Soprattutto per lui!” - rispose Luka.
“Allora creo una cupola magica dove rinchiudo tutta la scacchiera a partire dai tuoi cavalieri fino al tuo castello, i miei pezzi possono entrare ed uscire liberamente ma i tuoi no, sono bloccati dall’incantesimo!”
“I miei inventori trovano un modo per andare oltre la cupola.”
“Quale?” - chiese incuriosito Yakov.
Luka ci penso un po' su e poi disse: “Scavano un passaggio sottoterra, dove la barriera magica non arriva!”
“Complimenti, ottima mossa!" - effettivamente non aveva specificato che la barriera si estendesse sottoterra, e nemmeno l'aveva immaginato.
Come si intuisce, questo era un genere di gioco che poteva durare molto a lungo e in cui la bella principessa faceva in tempo a diventare vecchia e ritornare giovane un numero imprecisato di volte. Man mano che la durata del gioco aumentava, poteva diventare veramente difficile ricordarsi dove erano posizionati i pezzi e gli ostacoli, a volte ci si dimenticava persino della principessa.
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